Quasi 30 anni di esperienza clinica mi consentono di esprimere con serenità e pacatezza un giudizio obiettivo sul razionale terapeutico da me ormai adottato nella pratica clinica. Peraltro sento l'esigenza di sfrondare la pletora di proposte curative che invadono il mercato, senza nulla togliere a ciascuna opzione.
Il trattamento delle sindromi immunologiche: allergie, malattie autoimmuni, neoplasie ematologiche, richede - nell'ottica della medicina omeopatica - un approccio integrato che, pur non prescindendo dai canoni della fisiologia e della fisiopatologia classica, porti in dote le moderne acquisizioni scientifiche in tema di medicina funzionale universalmente acclarate e condivise.
Per questa ragione il repere fondamentale del mio approccio verte sulla omeopatia di risonanza quale presidio elettivo.
Cercherò, senza troppo annoiarvi, di spiegarne le ragioni.
Il termine MEDICINA FUNZIONALE è recente, essendo stato proposto nel 1987 dal dott. H. Schimmel, ma con esso ci si riferisce a tutto il bagaglio medico accumulato a partire dagli inizi del ‘900 ed utilizzato con una visione “integrata” di salute e di malattia, prendendo cioè sempre in considerazione l’organismo intero come unità funzionale anche per comprendere processi patologici localizzati.
La Medicina Funzionale, essendo una "lettura" dell’organismo nella sua interezza, è una concezione innovativa di salute e malattia con un suo proprio corpus teorico e metodologico ed una sua caratteristica strategia terapeutica.
Il termine funzionale significa “che riguarda la funzione di un organo o di un sistema” e non dice nulla sulle caratteristiche “morfologiche” dell’organo o del sistema considerato.
Il termine disturbo funzionale pertanto può essere applicato sia in presenza che in assenza di danni o compromissioni organiche. Pensare che “disturbo funzionale” implichi assenza di lesione organica rilevabile è di per sé stesso improprio, così come è di per sé scorretto pensare che una lesione organica debba per forza dare alterazione funzionale. Infatti vi sono alterazioni della funzione di un organo cui non corrispondono alterazioni morfologiche rilevabili e, al contrario, esistono quadri di marcate alterazioni morfologiche d’organo cui non corrispondono apparenti alterazioni della funzionalità.
Lo studio della Medicina Funzionale può, quindi, aiutare a recuperare delle intuizioni sulle quali lavorare per un più rapido progresso della Medicina in senso completo.
L’intuizione della Medicina Funzionale può essere riassunta dalle parole di Pischinger del 1983: “essenzialmente il concetto di cellula è un’astrazione morfologica. Considerato dal punto di vista biologico, non può essere accettato senza l’ambiente vitale della cellula”.
Pertanto la visione che la Medicina Funzionale propone è di "biologia dinamica e sistemica", rielaborazione moderna della vecchia “medicina umorale”, in contrapposizione alla visione statica della teoria della cellula di Virchow e a quella della medicina morfologica correntemente adottata.
Il soffermarsi sullo studio delle variazioni omeostatiche del microambiente extracellulare spiega perché tali teorie si siano rapidamente diffuse nel mondo omeopatico, attento agli effetti sui sistemi biologici di microvariazioni dei sistemi omeostatici.
La Medicina Funzionale accoglie l’esigenza etica di una medicina a dimensione umana che sappia ascoltare e comprendere oltre che riparare e guarire dall’esterno.
Essa si riconosce nelle linee-guida tracciate da Carrel nel 1937 nel libro “L’uomo questo sconosciuto”.
Le manifestazioni della malattia dipendono essenzialmente dal tipo di risposta dell’ospite e, quindi, uno stesso stato di sollecitazione può causare differenti risposte: nessuna malattia in un soggetto ed una gravissima in un altro.
Le noxae possono determinare disturbi funzionali:
IPERREATTIVITA’ O DISREGOLAZIONE -› INFIAMMAZIONE ACUTA O CRONICA -› DANNO CELLULARE -› NECROSI O MORTE CELLULARE -› DEGENERAZIONE O TRASFORMAZIONE.
Nella prospettiva della Medicina Funzionale acquista particolare rilevanza l’eziologia tossica.
Ciascuna tossina dimostra di avere affinità diverse per i vari tessuti e organi dell’organismo.
In base alle caratteristiche biochimiche o alle evidenze clinico-epidemiologiche, possiamo fornire il seguente schema di tropismo d’organo dei vari tossici:
PANCREAS -› pesticidi- insetticidi, alcool, glutammato, ecc.
FEGATO - CANALI BILIARI -› endotossine (E. Coli, Salmonella), micotossine, tossici lipofili, alcool, farmaci, ecc.
RENE -› metalli pesanti (mercurio, piombo, cadmio), farmaci, ecc.
COLON -› metalli pesanti (mercurio), micotossine, tossine alimentari, ecc.
S.N.C. -› metalli pesanti, campi elettromagnetici, radiazioni, farmaci, glutammato, solventi, droghe, ecc.
MIDOLLO OSSEO -› solventi, citostatici, farmaci, radiazioni ecc.
Ricordiamo che la diagnosi biochimica delle tossicosi croniche viene eseguita su sangue, siero, liquor, tessuti ma, se la tossina ha già raggiunto il DNA cellulare, non è più possibile evidenziarla chimicamente.
L’OMEOPATIA DI RISONANZA si basa sulla capacità che alcuni rimedi omeopatici hanno, a ben determinate diluizioni ed in specifiche associazioni, di far entrare in vibrazione strutture cellulari specifiche o microrganismi, in modo tale che i tessuti malati attuino un meccanismo di detossificazione ed i tessuti sani emettano un’elevata quantità di fotoni.
La Risonanza è un fenomeno fisico in base al quale una struttura o un sistema che entra in contatto con una vibrazione ondulatoria, pari alla frequenza di vibrazione propria del sistema, risponde con un’ondulazione di lunghezza d’onda uguale ma con un’ampiezza maggiore.
L’Omeopatia di Risonanza si inserisce in questo contesto grazie agli studi eseguiti dal Dott. H. Schimmel negli anni 1992/1993 il quale teorizzò che:
“...singoli rimedi omeopatici potevano avere delle relazioni di risonanza con strutture di organi, cellule, strutture cellulari e microrganismi”.
Egli mise in relazione di risonanza le strutture cellulari sane con singole potenze decimali.
Poiché l’effetto della risonanza avviene per la presenza di una componente ondulatoria, si dovette andare a ricercare quale fosse questa componente.
Le indicazioni ci sono fornite dagli studi di H. Frohlich ed altri sulla membrana cellulare e sui biofotoni.
Studi più recenti sono quelli condotti dal Dr. Popp e coll. (F. A. Popp “Nuovi orizzonti di medicina - La teoria dei biofotoni”, IPSA Editore 1985) che confermano l’esistenza di una radiazione fotonica di intensità ultradebole (che si manifesta in tutti gli organismi viventi e la sua rilevanza sembra aumentare con il grado di evoluzione degli organismi stessi) ma dalla coerenza elevatissima ed è questa che dà la specificità del messaggio. Questi "quanti ottici", espressi dai sistemi biologici, vengono chiamati da Popp BIOFOTONI.
Le BIOINFORMAZIONI, o biofotoni coerenti, hanno bisogno di un mezzo dove muoversi: la Matrice, un sistema a tre stadi (solido, fluido e di contatto con le membrane cellulari) ognuno composto da collagene, proteoglicani, fibre elastiche, fibre terminali nervose, glicoproteine strutturali, liquido interstiziale. I componenti connettivali e cellulari e l’acqua collaborano alla trasmissione della bio-informazione. I sistemi biologici, infatti, sono caratterizzati da un’enorme quantità di messaggi cellula-a-cellula o organo-a-organo, sia chimici che fisici, diretti ad ottenere regolazioni omeostatiche in relazione a stimoli esogeni e/o endogeni che possono condurre all’entropia.
I biofotoni sono un importante e velocissimo sistema informativo intra- ed extra-cellulare.
La matrice è il luogo preferito dove si possono incontrare tutti i tipi di “messaggi interni” e dove possono esservi i primi e più importanti contatti con unità esogene (teoria della regolazione di base). La totalità di tutti questi “messaggi” costituisce la cosiddetta “bio-informazione”.
I matrisoma sono la struttura connettivale, costruita come piccole reti arrotolate con dimensioni frattali, attraverso la quale i biofotoni verrebbero scagliati nel mezzo verso i loro obiettivi precisi.
Il matrisoma è una struttura connettivale costituita da PG, GAG, proteine reticolari, glicoproteine strutturali e strutture di aminoacidi temporaneamente vincolate (come citochine, fattori di crescita, proteasi, metaboliti, cataboliti).
I matrisoma sono costruiti come piccole reti arrotolate con dimensioni frattali (geometriche, prodotte da messaggi “algebrici”); ogni singola unità è collegata con un’altra come a mucchio.
Essi mostrano tunnel interni attraverso i quali i biofotoni verrebbero scagliati nel mezzo verso i loro obiettivi precisi.
I matrisoma sono assemblati e smontati molto velocemente (in periodi di 10-9/10- 5 secondi) e cambiano in continuazione adattandosi alle bioinformazioni.
Sono strutture che si ripetono e si assomigliano e che dipendono solamente da carichi elettrici dei componenti fondamentali.
I matrisoma sono inoltre un classico esempio di strutture a “superficie minima”: molto frequenti in natura, questi sono espressione di un comportamento particolare di macromolecole che si muovono e tendono al loro obiettivo definito, presentando così in superficie solo una piccola parte della loro struttura.
In questo modo la dispersione energetica è minima ed il messaggio è più diretto e selettivo.
Gli enzimi, ad esempio, adottano questo modello.
L’emissione coerente di biofotoni è direttamente proporzionale al grado di “salute” di un tessuto: i tessuti che presentano patologie in atto hanno infatti una scarsa emissione di biofotoni sia per la riduzione o l’alterazione della loro funzione metabolica, sia per il blocco del passaggio dei fotoni stessi attraverso un mesenchima alterato.
I biofotoni, emissione sincrona e coerente, hanno, come risonatore chiave all’interno della cellula, la catena del DNA.
I rimedi Omeopatici di Risonanza PRODUCONO UNA LIBERAZIONE DI BIOFOTONI IN QUANTITÀ VARIABILE DA PARTE DI UN TESSUTO.
Questa variabilità di emissione è in relazione a due dati:
1) la specificità del rimedio per l’organo, la struttura cellulare o il microrganismo;
2) il grado di energia e quindi di “benessere” dell’organo interessato (più è sano, tanto maggiore sarà l’emissione fotonica).
I fotoni liberati dall’effetto di risonanza si dirigono, attraverso canali energetici preferenziali, forse i meridiani cinesi?, verso aree dove esiste una minore produzione di energia, i focolai o campi disturbati.
Questa azione generica di flusso fotonico da aree più ricche di fotoni verso aree in deficit energetico ha un effetto terapeutico aspecifico che si addiziona all’effetto specifico che il singolo omeopatico di risonanza ha sulla struttura ammalata in relazione alla sua peculiarità per l’organo (data dai principi in esso contenuti) e per la struttura cellulare (data dalle diluizioni utilizzate).
Una funzione dell’Omeopatia di Risonanza è probabilmente quella di stimolare la liberazione di molti fotoni, da parte di tessuti sani, per riequilibrare lo scompenso energetico dei tessuti malati.
L’Omeopatia di Risonanza agisce interagendo con organi sani e, a livello dei tessuti ammalati, farebbe vibrare di più le membrane cellulari aiutandole ad eliminare le tossine o i microrganismi posti sulla membrana od all’interno di essa.
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Ad uso prevalente dei Colleghi, o di quanti desiderino una più approfondita disamina del tema, aggiungo queste brevi ma utili considerazioni:
* La RISONANZA è la capacità di singole parti-sistemi dell’organismo di oscillare a frequenze fisse se in relazione con altre parti-sistemi con simili frequenze d’oscillazione (effetto Compton).
Le onde, o vibrazioni, espresse devono essere in fase (stessa lunghezza) per poter comunicare tra loro, unirsi in fasci o treni elettrodinamici e modificare la materia.
Le frequenze di risonanza producono connessioni tra gli oggetti con lo stesso periodo (o multipli) e così il comportamento di una parte può influenzare quello di un’altra anche se non esiste tra di loro un collegamento evidente. I segnali biofotonici coerenti cercano, nei sistemi biologici, strutture in risonanza, anche lontane dalla sorgente.
Questo fenomeno viene chiamato BIORISONANZA e la scienza che la studia è detta cibernetica.
I sistemi biologici sono auto-organizzati per adattarsi ai messaggi biofisici che li attraversano e sono possibili i due seguenti modelli organizzativi.
1- Per rispondere a stress, patologici e fisiologici, i fibroblasti producono più proteine strutturali, sono presenti meno ioni liberi, il gel tessutale diviene più denso (“gelificazione”), gli spazi extra-cellulari divengono più stretti e l’acqua presenta il modello a cluster.
In questo substrato la bio-informazione scorre con maggiore difficoltà.
2- Le proteine strutturali tendono allo smantellamento, la matrice è più fluida (“solificazione”), l’acqua ha comportamenti maggiormente cinetici, molti più ioni liberi sono presenti nel mezzo, gli spazi extra-cellulari sono più ampi.
In questo substrato la bio-informazione scorre più facilmente.
La matrice, quindi, è il luogo preferito d’incontro di tutti i “messaggi interni” e la sede dei primi e più importanti contatti con sostanze esogene. Probabilmente ogni approccio iniziale al loro obiettivo, da parte di ciascuna forma di trasmissione chimica o macroelettrica, viene preceduto da messaggi elettrodinamici sotto forma di fasci di fotoni coerenti che partono dalla sorgente dell’informazione e che predispongono i singoli sistemi operanti ad agire insieme per ottenere sulla struttura da modificare i cambiamenti necessari e voluti, con il minimo dispendio di energia e il più rapidamente possibile.
* Gli effetti sul sistema dell’informazione dei preparati omeopatici sono fisici e non chimici e, probabilmente, l’effetto Compton e le proprietà dell’acqua forniscono modelli chiarificatori. Secondo l’effetto Compton, ad esempio, l’azione terapeutica omeopatica potrebbe avvenire attraverso i due meccanismi di seguito riportati.
1 - Interferenza costruttiva.
Si ha quando il preparato agisce come amplificatore dei movimenti oscillatori della sostanza esogena da bloccare intesa come insieme di atomi che esprimono un loro campo vibrazionale, inducendo modifiche strutturali fisiche e poi chimiche nell’ospite. I legami acqua-sostanza possono essere interrotti e la sostanza esogena mobilizzata ed eliminata.
2 - Interferenza distruttiva.
Si ha quando il preparato lega la sostanza esogena libera e favorisce la sua eliminazione attraverso secrezioni o escrezioni. Ciò che viene combattuto dall’omeopatia non è la parte chimica strutturale, ma la parte fisica.
Lo scopo della omeopatia è ripristinare un corretto flusso delle informazioni proprie dell’organismo biologico.
A sostegno di ciò si può citare la TEORIA DELLA SUPER-RADIANZA, fenomeno in base al quale due o più molecole in fase iniziano a muoversi con la medesima oscillazione e a produrre nuovi messaggi elettrodinamici, contenendo quelli espressi da ogni singola parte prima del legame.
Recenti studi confermano questa teoria.
Nei preparati omeopatici l’effetto terapeutico fisico dell’acqua è molto probabilmente legato alla propria capacità di contenere tutti i precedenti bio-messaggi derivati dai legami con altre molecole.
Questo fatto potrebbe anche spiegare come l’acqua biologica possa anche contenere bioinformazioni esogene da virus, batteri, muffe, rimossi dal sistema immunitario ma molto probabilmente ancora in grado di provocare alterazioni dell’omeostasi.
Ogni medicinale omeopatico lavorerebbe soprattutto solo come un messaggio elettrodinamico sui sistemi biologici e la dinamizzazione assicurerebbe gli aumenti dei movimenti oscillatori degli atomi, permettendo quindi il progressivo trasferimento delle bioinformazioni contenute nella droga originale all’acqua.
Ogni potenza omeopatica mostrerebbe solo una parte dell’informazione originale completa; così la terapia potrebbe essere modulata ogni volta, scegliendo la potenza più attiva sulla base delle necessità cliniche.
Anche la dinamizzazione, quindi, innescherebbe la procedura frattale.
* Meccanismo d’azione biochimico.
E’ legato alla presenza molecolare dei rimedi nel prodotto Omeopatico di Risonanza.
Ci rifacciamo alla cosidetta reazione immunologica di soccorso, Bystander suppression.
Heine riporta che recentemente, soprattutto negli USA, si è studiato la reazione immunologica di soccorso che si basa sulla reazione dell’organismo alla somministrazione di basse dosi atossiche di antigeni di origine vegetale o animale.
Tali sostanze, somministrate per le vie più disparate (aerosol, orale, sottocutanea, intramuscolare, endovenosa), nell’organismo vengono fagocitate da macrofagi, o dai monociti oppure assorbite dalle cellule M dell’epitelio della mucosa intestinale con la mediazione di linfociti.
Vengono poi elaborati dai proteasomi e brevi sequenze amminoacidi vengono riportate sulla superficie cellulare come siti di riconoscimento per i linfociti dove si legano al MHC di classe 1 (Major Histocompatibility Complex).
I linfociti (Th0) riconoscono le specifiche sequenze di amminoacidi e possono legarle ai propri recettori. I linfociti attivati tornano ai linfonodi producono cloni di Th3 che poi invadono per chemiotassi tutti i distretti ammalati e interagiscono anche con i linfociti promotori dell’infiammazione, che recano in superficie gli antigeni degli agenti patogeni e dei tessuti interessati.
E’ importante ricordare che l’attivazione dei Th3 della regolazione avviene solo in presenza di bassissime dosi antigeniche (D 2 – D 14).
Se la sostanza fondamentale è ancora capace di regolazione, a questo punto le terapie omotossicologiche permetteranno la clonazione di Th3 recanti in superficie antigeni simili a quelli che hanno dato origine all’infiammazione.
Quando questi si incontrano con i linfociti promotori dell’infiammazione, viene liberata la citochina beta –TGF che tende ad inattivare, con il concorso di altre interleuchine (IL-4 e IL-10 ), i linfociti stessi.
[b]Fonte: Associazione Italiana Omeopatia di Risonanza - A.I.O.R.[/b]